“…Io intendo scultura, quella che si fa per forza di levare…”
Così Michelangelo scriveva a Benedetto Varchi per descrivere il concetto platonico dell’idea preesistente, chiusa nel rigore del blocco dal quale l’artista deve liberarla levando il “soverchio”, ma anche, e soprattutto, per esprimere la propria lotta contro la materia che doveva essere soggiogata e, come la mano, ubbidire all’intelletto. Ma cosa succede di quel levare? Quale legame con l’opera originaria e quale sostanza possiedono intrinsecamente quei residui, scaglie, schegge, ritagli, espunti dal blocco grezzo per l’emersione dall’interno della propria idea?
A partire dall’esperienza della realizzazione del monumento a Sandro Pertini a Savona, Gianni Lucchesi ha creato una serie di opere che riflettono su questo tema: ritagli, porzioni, ricavati sapientemente grazie all’ausilio della moderna tecnologia dall’opera princeps, ma che, una volta estratti dalla materia informe, acquistano vita propria, valenza iconica indipendente, pur continuando a dialogare, a distanza con la loro matrice originaria. Estrazioni derivanti da un’altra estrazione – quella dell’idea artistica inziale – opere estratte dall’opera, frammenti pregnanti dalle forme sinuose, ambigue, che rinviano sapientemente, ma vanno oltre, i principi gestaltici di Rubin. Seguendo il profilo delle sculture e gli inserti brillanti in foglia d’argento, è possibile individuare il contorno delle lettere del monumento nella loro precisa collocazione, sino a leggere l’intervento fisico della creazione in levare, divenendo parte integrante e condividendo in qualche misura il valore e la forza semantica dell’idea artistica. Al contempo, nella loro bistabile ambiguità possiedono forma propria e indipendente che si astrae dallo sfondo, affascinante e ogni volta diversa. L’operazione del levare genera così una serie di matrici significanti che partecipano ad uno stesso ritmo: il gesto del levare, diviene in Lucchesi, un accento in levare che tende al battere successivo in un fluire dinamico nel quale, ogni elemento, debole o forte che sia, concorre alla medesima, armonica melodia.
Letizia Badalassi