La maiolica raffinata del XVII/XVIII savonese e albissolese

L’affermazione della ceramica ligure è databile intorno alla fine del XV secolo. Prima di quel periodo, si potevano ammirare solo porcellane che provenivano dalla corte del sultano di Istanbul. Erano di derivazione di manifatture cinesi, con il classico decoro bianco-blu. Gli ottomani, elaborarono e interpretarono questi decori cinesi fino alla metà del XVI secolo.

di Antonella Gulli

Nella prima metà del cinquecento, i liguri, grazie al porto di Genova ed ai naviganti, vennero a conoscenza di quest’arte. I disegni cinesi-ottomani vennero così rielaborati su un fondo bianco o grigio azzurro, chiamato “berettino”. Questo smalto di fondo era già stato impiegato nelle fabbriche di Faenza tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, mentre in quelle veneziane venne usato intorno alla seconda metà del XVI secolo. I decori usati si possono raggruppare in due tipologie: quelli destinati alle popolazioni di fascia modesta, costituite da terracotte ingobbiate e graffiate e quelle di produzione di maioliche più raffinate, destinate e commissionate dalla borghesia e nobilità locale. Nello speciale ceramiche dello scorso anno, abbiamo fatto un viaggio generale in questo mondo, spaziando in maniera superficiale nella storia della ceramica ligure dal XV secolo fino agli anni ‘80 del XX secolo. In questo articolo approfondiremo alcune tra le più importanti fornaci Savonesi ed Albissolesi, del periodo dal XVII al XVIII, secolo, con un elenco dei loro relativi marchi.

Si cercherà di fare un piccolo “vademecum sintetico” per i neofiti di questo settore. Alla fine di queste righe indicheremo alcuni testi, sui quali poter approfondire in maniera più dettagliata i marchi a cui non abbiamo, potuto per questioni di spazio dare spazio e maggiori informazioni. La maiolica che illustreremo è quella classica, che ottenne successo in tutto il mondo, per la qualità dei materiali usati e la sua raffinatezza. Era impiegata per creare varie tipologie di oggetti, da quelli destinati ad uso farmaceutico, a quelli da parata, commissionata con stemmi nobiliari, sontuosi servizi da tavola, oggetti destinati all’arredamento a forma di piastrelle policrome, smaltate, usate per i pavimenti o rivestimenti murari, chiamate laggioni. Tutti questi ogget- ti elencati sono visibili nei più famosi musei liguri, da Genova a Savona, nei quali sono stati creati appositi percorsi e sale idonee. Un antica opera in piastrella, maiolica policroma, si trova esposta presso il Museo Manlio Trucco di Albissola Superiore, è firmata da Giovanni Giacomo Sciaccarama, ed è datata 1554; è la riproduzione di un testo di una deliberazione degli amministratori dell’antico Ospedale di San Niccolò, mentre la seconda si trova nella chiesa parrocchiale di N.S. della Concordia ad Albissola Marina. A cavallo tra ‘500 e ‘600, mentre i ceramisti di Albisola Marina (nel 1615 staccatasi da Albisola Superiore), ricostruivano le proprie botteghe distrutte dal mare, nacque la famosa maiolica in monocromia azzurra; la più tipica e conosciuta espressione artistica ceramica del territorio di Albisola e Savona. Da questa peculiarità sono nati alcuni stili successivamente divisi in varie categorie:

Calligrafico naturalistico: introdotto nella prima metà del XVII secolo nelle fabbriche di Albissola e Savona, il decoro riprende i motivi delle porcellane cinesi in uso durante il Regno Wan-li della Dinastia Ming (1571-1619). Presumibilmente i ceramisti ebbero a disposizione modelli originali cinesi o prodotti persiani di imitazione. La sua denominazione è dovuta alla tecnica di pittura, cioè al segno quasi calligrafico che delinea il disegno ed ai soggetti prevalentemente naturalistici. In particolare, si nota che ai soggetti orientali – lepri, cerbiatti, cani, uccelli tra erbe e foglie lanceolate, fiori e palmette, vegetazione di tipo palustre, con rocce e pietre tondeggianti – furono sovrapposti anche motivi occidentali quali castelli, campanili, chiese. Le figure umane erano riservate ai pezzi più importanti e spesso anche policromi e spesso erano contornate da cipressi. La realizzazione è su maiolica bianca o azzurrina in monocromia blu nella fase iniziale e poi in policromia, con i colori verde, arancione, blu e giallo nel corso della produzione.

Tappezzeria: anch’esso d’influenza orientale, è caratterizzato da una base di color azzurro pallido o bianco che può ospitare piccoli moti- vi floreali, farfalle, fiori, uccellini, casette, velieri e nuvole.

Antico Savona o bianco e blu: Questo stile di decoro fu introdotto, circa alla metà del secolo XVII, dalla famiglia Guidobono. Al capostipite Giovanni Antonio (1631-1685) si fa risalire la definizione a chiaro scuro del monocromo turchino. Nelle decorazione la figura umana è collocata in un paesaggio quasi sem- pre costituito da un primo piano con cespi vegetali e con piccole rocce e da un secondo piano con prati, alberi, qualche casa o castello con un piano di fondo con montagne e nuvole. La “scena” è la rappresentazione di qualche episodio biblico, mitologico, letterario raffigurato in stampe, in illustrazioni di libri, utilizzate come modello. Una decorazione meno impegnativa è costituita dalla raffigurazione di qualche putto soltanto o del solo paesaggio. È realizzato su maiolica bianca o azzurrina in monocromia blu ma anche, più raramente, in policromia.

Istoriato o scenografia barocca: caratterizzato da scene prese dalla bibbia o dalla mitologia. Parecchie di queste scene sono dipinte su grandi piatti modellati a sbalzo sempre in tonalità azzurra ad imitazione delle argenterie genovesi. E’ nella seconda metà del ‘600 che questi prodotti cominciarono ad avere successo e diffusione. Il mercato dell’epoca era trainato dai piatti dipinti con scenografie barocche (spesso ispirate dai più famosi lavori pittorici degli artisti liguri), a cui si aggiungono le proficue e sostanziose commesse della nobiltà genovese. Vennero introdotti sul mercato altri decori, sviluppando con più dettagli e colori i motivi classici.

Uccelli e prezzemolo: introdotto nel pieno del XVIII secolo nelle fabbriche di Savona ed Albissola, il decoro è ripreso dalla cerami- ca della famiglia verde cinese e dalla famiglia Kakiemon dove sono sostituiti i fiori orientali con il prezzemolo. I soggetti sono uccelli posati su rami d’alberelli che presenta- no fronde simili alla foglia di prezzemolo o svolazzanti in cielo. E’ realizzato in vivace policromia – verde, arancio- ne, giallo, blu, marrone – su maiolica bianca. A differenza dei decori del secolo XVII e di quelli coevi del secolo XVIII, non esiste una tipolo- gia monocroma ed è del tutto assente ogni altro soggetto che non sia questo uccello policromo dal lungo becco e dalle lunghe, esili zampe.

Levantino: questo decoro, eseguito a più colori o soltanto in manganese, è costituito dal disegno schizzato di minuscoli personaggi e animaletti ma anche di elementi paesaggistici come casolari, alberelli, ecc. Risulta molto diffuso nelle maioliche del pieno secolo XVIII, applicato a tutto campo, oppure entro riserve stagliate su fondo viola di manganese (talvolta azzurro o giallo) steso a spugnato o a robuste pennellate. Nella tipologia a riserve vi è un’influenza orientale; infatti il modulo degli spazi incorniciati è di origine cinese. Le raffigurazioni derivano dalle incisioni del francese Jaques Callot. La realizzazione è sempre su maiolica bianca. Il suo nome deriva dalla famiglia di ceramisti, i Levantino appunto, attivi in Savona e Albissola dalla seconda metà del XVII secolo, e per tutto il XVIII secolo, che seppero realizzarlo con grande maestria.

Decoro Boselli: nella seconda metà del secolo XVIII il ceramista Giacomo Boselli produsse ceramiche riprendendo un decoro floreale assai in voga a Strasburgo, a Marsiglia e anche a Lodi; da qui l’origine della denominazione usata ad Albisola per indicare questa tipologia. La decorazione di un oggetto fa perno su un mazzetto di fiori dominato da un tulipano oppure una rosa a cui fanno contorno alcuni altri fiori di piccole dimensioni, botton d’oro, margheritine; completano il tutto opportune foglie. La restante superficie è cosparsa da qualche piccolo gruppo di fiorellini e fogliette o da alcune foglioline soltanto. La realizzazione è su maiolica bianca in policromia con colori rosa, giallo, arancione, viola, azzurro e verde, ma anche in monocromia.

Nella città di Savona, presso la Pinacoteca Civica, nello storico palazzo Gavotti in piazza Chabrol, si possono ammirare questi oggetti con tutti i relativi marchi sottoelencati. In una sala apposita sono stati raggruppati 172 vasi: pillolieri, unguentari, stagnoni, bombilli, albarelli provenienti dall’antico ospedale San Paolo di Savona tutti con il classico decoro bianco e blu. Un ultimo lascito ereditario alla Pinacoteca di Savona é stato donato dal Casato del Principe Arimberto Ludovisi Boncompagni, il quale ha arricchito il museo con 212 oggetti di raffinata maiolica, del periodo del XVII e XVIII secolo. Le forme di alcuni di questi oggetti sono molto curiose, ed i pezzi sono molto rari ed unici. Questa raccolta di ceramica ligure è stata realizzata a partire dal 1955 grazie all’impegno ed alla competenza del Principe che, appassionato cultore della ceramica di Savona, ha reperito oggetti di notevole pregio in tutta Europa, ed ha voluto tramandare questa sua collezione come memoria alla città di Savona nella sua amata Pinacoteca Civica. A breve la Pinacoteca Civica di Savona allestirà, presso il vecchio palazzo del Monte di Pietà di Savona, una nuova sede del museo della ceramica ligure, in cui saranno raggruppate tutte le ceramiche adesso visionabili nella Pinacoteca, ma soprattutto sarà arricchita di tutte quelle maioliche ancora racchiuse, in attesa di una loro giusta collocazione. Tutti gli amanti delle ceramiche liguri potranno così visionarle ed ammirarle in tutte le loro tipologie e conoscere, in un percorso unico, tutte le fornaci ed i maggiori artisti di quel magico periodo rigurdante la raffinata maiolica Savonese.

Marchi delle fornaci che usavano i decori sopraelencati sono i seguenti:

  1. MARCHIO STEMMA DI SAVONA
    E’ probabile che nel seicento lo stemma della città di Savona sia stato impiegato da più di una fabbrica d’arte operanti nel borgo di Giovanni di Savona (Salamone, Ghirardi, Bianchino, Folco detti Ardito, Guidobono, Isola, Veneziano e le società Conrado-Grosso e Chiodo-Peirano, quest’ultima prima dell’impiego del simbolo della lanterna). Nel XVIII secolo è documentato l’uso di questo stemma dalla società Bosio-Isola e dalla fabbrica Veneziano, questa con l’inserimento della lettera “V” a simbolo del casato
  2. MARCHIO FORTEZZA, DEFINITA ANCHE CASTELLO O FORNACE
    Assegnata dal Maggi alla famiglia Guidobono di Savona. Sulla base di ricerche d’archivio Cameirana propone l’attribuzione alla società Nicolò Guidobono-Bernardo Ferro attiva a Savona agli inizi del XVIII secolo e alla famiglia Ferro dopo la cessazione della società Guidobono-Ferro
  3. MARCHIO LANTERNA
    Nel 1641 il Senato genovese concedeva alla fabbrica Grosso di Albisola il privilegio di marcare le ceramiche con il simbolo del faro di Genova, la lanterna. Tra la fine del seicento e l’inizio del settecento, sempre con il permesso del Senato genovese, la lanterna diveniva il simbolo della società Chiodo-Peirano di Savona. I Chiodo, dopo il 1738, rimasti unici proprietari della fabbrica, continuarono a marcare con la lanterna le loro ceramiche sino al 1782, anno della cessione della fabbrica alla società Pittamiglio-Astengo-Carlevarino, che a sua volta rinunciava all’attività nel 1786
  4. MARCHIO CORONA
    E’ attestato l’impiego in Albisola nel XVII e XVIII secolo della marca corona, impropriamente definita “tocco”, da parte della famiglia Conrado, spesso seguita dalle iniziali del conduttore della fabbrica “MC” Melchiorre Conrado e “BC” Bernardo
  5. MARCHIO SOLE RAGGIATO
    Marca impiegata nella seconda metà del seicento, inizio settecento, attribuita alla famiglia Salamone di Albisola
  6. MARCHIO FORNACE STELLA
    La marca, sovente seguita dalla lettera S è stata impiegata nella prima metà del Settecento da una fabbrica attiva a Savona o Albisola e attribuita alla famiglia Salamone. Risulta però che a Savona i salamone, impegnati nell’arte sottile, cessano la propria attività alla fine del Seicento, mentre ad Albisola recenti studi giudicherebbero la famiglia estinta nel XVIII secolo
  7. MARCHIO AQUILOTTO O FALCO
    La marca, impiegata a Savona nel XVIII secolo, è stata assegnata dal Maggi alla famiglia Folco. Sulla scorta di ricerche d’archivio A. Cameirana l’assegna alla famiglia Ferro
  8. MARCHIO PESCE
    La marca è stata assegnata alla famiglia albisolese Pescio o Pescetto, attiva nella seconda metà del XVII secolo ed inizio XVIII
  9. MARCHIO GLOBO CRUCIFERO “LL”
    Attribuita a Domenico Lorenzo Levantino, operante a Savona nella seconda metà del settecento. E’ probabile che questa marca sia stata impiegata dal Levantino dopo il trasferimento ad Empoli, in Toscana, a partire dal 1766
  10. MARCHIO GLOBO CRUCIFERO “BL”
    La marca è stata attribuita dal Maggi ad una inesistente società Bartoli-Levantino. Recenti ricerche d’archivio hanno attribuito la marca alla società Giuseppe Boselli-Angelo Levantino, attiva a Savona nella seconda metà del XVIII secolo
  11. GLOBO CRUCIFERO “AL”
    Marca impiegata da Angelo Levantino a Savona nella seconda metà del Settecento
  12. MARCHIO FORNACE G.B.
    “GB”: Assegnata dal Maggi a Giacomo Berti. Recentemente attribuita da Arrigo Cameirana al savonese Giuseppe Boselli, padre di Giacomo.

Bibliografia testi:

  • Antica maiolica savonese, a cura di A. Cameirana, Savona 1990
  • Acquisizioni per il Museo della ceramica, a cura di A. Cameirana, Savona 1995
  • Bianco blu, cinque secoli di grande ceramica in Liguria, a cura di C. Chilosi, E. Mattiauda, Milano 2004
  • Tavole di re, dogi e borghesi, a cura di B. Barbero, A. Cameirana, C. Chilosi, Milano 2008