Sacro e profano

«Ghali» viene chiamato il tappeto orientale dai Persiani. Significa letteralmente «oggetto che si calpesta». Nelle popolazioni nomadi il tappeto è la casa dove si nasce, si vive, si muore. Ma contemporaneamente il tappeto assolve anche una funzione meno domestica e più sacrale, quella della preghiera.

di Antonella Gulli

La simbologia nella decorazione dei tappeti e il suo significato è un filo che annoda tutti i disegni sviluppati in Oriente. L’impianto decorativo dei tappeti segue regole basilari, che si adattano ad ogni tipo di tappeto: il centro del campo del tappeto è il divino, il soprannaturale, che deve essere protetto dalle bordure che lo cingono e lo contornano. L’impianto del disegno a preghiera e la sua simbologia, che andremo ad analizzare in queste pagine, si svilupparono in Anatolia nel XV secolo e si diffusero poi in tutto l’Oriente islamico.

La testimonianza del periodo in cui si sviluppò questo decoro la troviamo nei quadri di artisti occidentali, come Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Crivelli e Holbein, infatti questi manufatti, convenzionalmente, presero il nome del pittore che li aveva raffigurati.

Oltre alla zona dell’Anatolia in cui si è sviluppato questo decoro, si hanno dei riscontri importanti anche in aree Indiane, Persiane, Caucasiche e Turcomanne, cui di seguito verrà fatto un breve accenno. Il disegno a preghiera ha una simbologia molto arcaica. Il campo del tappeto, chiamato anche “Mihrab”, rappresenta la tipologia di decorazione islamica per eccellenza, a livello sia simbolico che pratico.
La decorazione a Mihrab simboleggia il “portale del cielo”, il “cancello degli Dei”, l’ingresso alla conoscenza e al paradiso, da conquistare attraverso la preghiera quotidiana. Allo stesso tempo, il Mihrab costituisce anche il rifugio, il luogo pulito che accoglie il fedele e lo mette in diretto contatto con il divino. Tra le diverse rappresentazioni grafiche che caratterizzano questi manufatti una citazione particolare merita la cosiddetta “mano di Fatima”, che spesso compare in forma stilizzata e indica la posizione del tappeto sulla quale il fedele si appoggia durante la preghiera. La mano di Fatima ha nel mondo islamico un preciso significato: le cinque dita aperte richiamano infatti i cinque pilastri fondamentali dell’Islam.

Il modello del disegno a preghiera venne adottato anche in Persia, da tutte le principa- li manifatture urbane e, fino al XIX secolo, restò uno dei temi più ricorrenti nella produzione di Tabriz, Kirman, Kashan e Isfahan.

In questa area d’annodatura il decoro nei tappeti da preghiera venne molto arricchito di particolari: si trovano anche decorazioni floreali con vasche d’acqua, tutte riconducibili al tema del giardino, con alberi della vita, animali, paesaggi, il tutto racchiuso nel Mihrab, tema centrale e di base del disegno. Una rappresentazione non casuale, visto che nell’Oriente, il mondo soprannaturale, è descritto proprio come un giardino, e ha il suo significato, nel termine paradiso, con cui lo si raffigura. Anche nell’aree geografiche del Caucaso e del Turkmenistan, il disegno a preghiera venne sviluppato: il decoro del fondo del campo a Mihrab è sempre l’unione che lega la simbologia di base di questo disegno. I decori che riempiono i campi di questi tappeti sono a motivo geometrico con forme stilizzate di alberi della vita; la caratteristica inconfondibile nei tappeti, di queste zone d’annodatura più tribali, sono l’armatura tutta eseguita con trame e orditi e vello di sola lana.